Avreste mai voluto provare dei vestiti senza recarvi fisicamente in un negozio?

Vi è mai capitato di rendervi conto che il colore della tinta non vi piaceva soltanto alla fine di un lungo trattamento?

Avete mai desiderato una realtà diversa, più funzionale?

Dalle più piccole a quelle più impegnative, oggi la tecnologia ci offre una serie di soluzioni straordinarie in grado di stravolgere la nostra vita quotidiana.

Questo insieme di strumenti avvantaggia tutti: chi ne usufruisce per scopo personale e chi lo fa per trarne un vantaggio professionale.

I Filtri AR di cui parleremo in questo articolo ne sono un esempio: rappresentano una grande opportunità, soprattutto per i brand, consistendo, tra l’altro, in un forte canale innovativo.

Scopriamo come utilizzarli al meglio…

Gli Augmented Reality (AR) Filters (Filtri a Realtà Aumentata), sono proposti dalle fotocamere di piattaforme come Instagram, Snapchat e Facebook.

Questi filtri aggiungono elementi di realtà virtuale a ciò che l’obiettivo del nostro telefono riprende (ovvero la realtà osservata). La realtà diventa così “aumentata”: le si aggiungono elementi ed effetti che si integrano perfettamente con essa.

“Completando” in tal modo la realtà, si può rendere più comprensibile la presentazione di un argomento, la fruizione di un prodotto e, soprattutto, si facilita lo svolgimento di determinate attività.

Filtro AR degli smart glassesRayBan
Il filtro AR del nuovo modello RayBan in collaborazione con Luxottica.
Esempi dalle aziende

I filtri AR possono introdurre nell’inquadratura praticamente qualsiasi cosa: dallo sfondo hawaiano al ghiacciaio polare, permettendoci così di modificare l’ambientazione all’interno della quale ci troviamo.

Lo stesso vale per oggetti e accessori anche più semplici e di uso comune. Ne sono degli esempi gli elementi di arredo oppure wearables (i cosiddetti “indossabili”: sciarpe, occhiali, cappelli e molti altri accessori). 

Conoscete gli smart glasses RayBan?

Il modello del brand Luxottica ha collaborato con Facebook per dotare il suo caratteristico occhiale nero di una fotocamera. Tali brand hanno prodotto un filtro AR che compare su Instagram con 3 scopi: promozionale, di brand awareness e come test in anteprima.

 

Digityze lavora da tempo a soluzioni digitali di Realtà Aumentata e Virtuale, disponendo di un team dedicato con competenze specifiche proprio per la realizzazione di elementi e animazioni 3D da destinare a questi utilizzi.

Un membro del nostro team, Filippo, ha accolto la sfida dell’innovazione, progettando e producendo un filtro per il marchio Quoise Eyewear.

Un altro esempio di applicazione della tecnologia è presente nell’app Ikea Place. Qui si ha la possibilità di inserire – virtualmente – una poltrona del catalogo dell’azienda direttamente all’interno di casa nostra. In questo modo possiamo constatare se quest’ultima si sposi bene con il resto dell’arredamento.

Una prova dell'app Ikea Place.
Una prova dell'app Ikea Place. Fonte: Wired.

Quelli appena citati sono esempi di Realtà Aumentata non interattiva, utilizzata perlopiù nell’ambito del design: continuate a leggere l’articolo per scoprire le altre tipologie di applicazione!

La realtà aumentata… non è realtà!

Su piattaforme come Instagram, i filtri vengono utilizzati spesso come fotoritocco, in grado di modificare connotati del volto o aspetti della propria fisicità.

L’argomento trattato in questo articolo è al centro di un dibattito acceso proprio sulle sue finalità di utilizzo.

Il rischio che la realtà “fittizia” creata dagli strumenti digitali prenda il sopravvento su come veniamo percepiti e percepiamo la realtà è al centro di questa discussione. 

In particolare l’età giovanile è una fase delicata per la costruzione dell’identità. Consideriamo inoltre che i ragazzi costituiscono una parte consistente degli utenti delle piattaforme social. 

Le svariate tipologie di “filtri bellezza” “indossate” troppo frequentemente da alcuni influencers comportano dei rischi: facendo passare la realtà aumentata per realtà autentica, essi rischiano di influenzare negativamente comportamenti e autostima di certe fette di audience.

Filtro "bellezza" AR.
I “filtri bellezza” consentono alle star di apparire sui social media in modi che si discostano dalla realtà.

É questo solo uno dei tanti esempi per affermare che i vantaggi del digitale vanno di pari passo con i suoi altrettanti e potenziali rischi.

L’utilizzo di tali tecnologie richiede l’esercizio di un adeguato pensiero critico. Esso è fondamentale sia dal punto di vista della produzione di contenuti che, successivamente, per quanto riguarda la loro fruizione.

Non solo utility, ma anche divertimento interattivo

Dopo aver raccontato di come la Realtà Aumentata possa essere adoperata a fini commerciali o di comunicazione e marketing, siamo giunti al suo utilizzo più divertente: l’intrattenimento. Questo aspetto è reso possibile soprattutto quando si introduce una qualche forma di interazione.

Nel campo dell’entertainment è famoso il caso di Pokémon Go, che nel 2018 ha contato 379 milioni di utenti attivi. Nel videogame si gioca in modo interattivo interagendo col mondo reale. L’obiettivo è catturare i famosi “mostriciattoli” tascabili (ovvero i Pokémon) girando tra i quartieri della propria città o avventurandosi in mezzo a prati e lungo sentieri di campagna.

L’esempio di intrattenimento per eccellenza che la Realtà Virtuale – non solo Aumentata – ci regala è quello dei visori VR (Virtual Reality) o AR (Augmented Reality), della cui progettazione e produzione Oculus (di proprietà di Meta) è una delle aziende leader. 

Il visore VR è un dispositivo che dona a chi lo indossa un’esperienza grafica immersiva grazie ad un display dotato di sensori e videocamere. Consiste in un caschetto in cui lo schermo è all’altezza dei nostri occhi, così da introdurci a mondi mai visti prima: virtuali, appunto.

Un'utente prova il visore VR con scopo ricreativo.
Una ragazza utilizza il visore VR collegato a un videogioco. Fonte: Pexels.
Vantaggi dei filtri su Instagram

Chi si intende anche solo un po’ di marketing saprà bene come l’operazione intrattenimento + utilità = engagement.

A partire da questa considerazione, immaginate quanto engagement può derivare dalla creazione e diffusione social di filtri AR per un brand.

 

Quali sono dunque i benefici che i filtri brandizzati possono generare?

 

  • Visibilità e Promozione. Ogni volta che il filtro brandizzato viene utilizzato, nella parte superiore della storia di Instagram compare il nome dell’effetto e il rimando al profilo del creator, favorendone così la diffusione;
  • Riconoscibilità. Qui abbiamo parlato di quanto sia fondamentale per un’azienda mantenere una coerenza di stile (brand identity) al fine di incrementare la propria visibilità e i propri clienti. Ecco: se la propria immagine viene applicata anche ai filtri AR, questi ultimi, diffondendosi, diverranno sempre più “familiari”. La nostra audience di conseguenza sarà più incline a considerare il nostro brand nella sua “lista dei desideri” o nel prossimo acquisto del proprio carrello (nel caso di un e-commerce);
  • Sponsorizzazione. Nel caso di nuovi prodotti o nuove collezioni. Sfruttando ad esempio l’opzione “Prova” di Instagram, il filtro conterrà un rimando ai propri prodotti o servizi e potrà essere usato e diffuso facilmente. Questa strategia sortirà i suoi frutti migliori nel caso in cui a provarlo sarà un influencer – contattato mediante partnership – generando migliaia di potenziali visualizzazioni;
  • Test in anteprima dei prodotti. Abiti, accessori, cosmetici, cappelli: provare un prodotto prima dell’acquisto in maniera virtuale si traduce in persone che apprezzeranno maggiormente le caratteristiche del brand. Di conseguenza si alzeranno le probabilità di acquisto finale.