Ricordiamo le parole del grande Dario Fo perchè lunedì 12 settembre viene celebrata la Giornata Mondiale contro la plastica.

Il nostro team vorrebbe fare la sua parte: in che modo? 

Sensibilizzando ad uno stile di vita che abbia un minor impatto ambientale.

Ma c’è qualcosa che noi di Digityze sentiamo più nostro, che ci riguarda più da vicino.

Un futuro sostenibile non può non essere associato ad un mondo digitalizzato: il termine “futuro” riconduce ad una presenza sempre più consistente della tecnologia. Pertanto occorre operare uno sforzo di consapevolezza sulle dinamiche tra sviluppo digitale e sviluppo sostenibile.

Usare in modo intelligente le risorse digitali è la soluzione sostenibile per il futuro. Fonte: SocietyByte.

Si parla di un rapporto complesso perché le tecnologie adoperate dal digitale non sono a impatto zero, com’è noto. 

Resta il fatto che la conversione digitale è tanto doverosa quanto la conversione sostenibile e che esistono modi in cui queste due possono coesistere e trarre vantaggio l’una dall’altra.

Quali problematiche risolve il digitale?

Il digitale accorcia le distanze, accelera i processi e li rende anche più economici. Dunque perché non adottarlo in maniera sempre più consistente?

Digitalizzare vorrebbe dire non dover percorrere distanze unicamente per firmare un documento (sostituendo questa operazione con una semplice firma digitale), dire addio a quella burocrazia fatta di moduli – cartacei – che devono passare da un soggetto all’altro fisicamente (pensiamo ai documenti scolastici o a quelli elettorali). Significherebbe economizzare su prismi di carta, istruzioni per l’uso, libri. 

Il primo grande vantaggio del digitale, infatti, è la sua forte impronta di eco-sostenibilità. 

I processi burocratici lenti e ingombranti sono stati e sono ancora la croce di molti, oltre che del Pianeta. Fonte: bit4id.
Cosa ne pensa la Commissione Europea?

Nel marzo 2021 la Commissione Europea ha presentato la sua visione per la conversione digitale dell’Europa da attuare entro il 2030

Vediamo alcuni elementi che indicano quanto l’Europa stia investendo sull’ottimizzazione del rapporto ambiente-digitale.

  • Competenze: gli specialisti delle TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) devono raggiungere quota 20 milioni ed è necessario lavorare sulla convergenza di genere. Inoltre le competenze digitali di base dovranno essere possedute da minimo l’80% della popolazione. Ciò significa investire sul digitale, vantaggioso a livello ambientale per le ragioni sopra esposte;
  • Infrastrutture: occorre disporre di 10.000 nodi periferici di storage dati Edge e Cloud altamente sicuri a impatto climatico zero;
  • Business: almeno il 90% delle PMI deve dimostrare di avere raggiunto un livello di “intensità digitale” di base;
  • Governo: nel campo dell’incentivo alla digitalizzazione dei servizi pubblici, l’80% dei cittadini dovrà essere in possesso di identità digitale.

Punto in comune di questi provvedimenti è la convivenza di servizi tecnologici digitali e vantaggi sostenibili.

Ad esempio, se le PMI raggiungono un livello di “intensità digitale” di base, allora anche le operazioni prima svolte offline – usando la carta o altri supporti – dovranno convertirsi all’online, con conseguente risparmio di risorse e denaro.

Il digitale può favorire l’economia circolare?

Eccome. Il mondo digital sposa perfettamente l’idea di economia circolare – termine che definisce un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo garantendo dunque anche la sua ecosostenibilità.

Unioncamere a riguardo si esprime così: 

Per approfondire il tema, riportiamo di seguito un articolo in cui si spiega l’importanza delle tecnologie digitali per l’economia circolare. L’argomento è stato trattato negli ultimi anni anche nel corso di numerose conferenze.